COLLOQUIO CON DÜRRENMATT” – di Paola Guida

Sorrento

Domenica 2 agosto 2015, alle ore 21.00, l’Associazione “Centro Studi sul Teatro Napoletano, Meridionale ed Europeo” in collaborazione con l’Associazione “Palma Cappuro”, nell’ambito del Teatro d’appartamento, presenta lo spettacolo Colloquio con Dürrenmatt. Studio sui radiodrammi di Friedrich Dürrenmatt, ideato, diretto e interpretato da Sebastiano Cappiello e Daniele Mattera.
Palazzo Gargiulo, via San Francesco 22 – Sorrento.
 
Recensione dello spettacolo
 
La Parabola degli innocenti e il Teatro morale
Questa sera la residenza Gargiulo apre le sue porte al gruppo “Hobos Teatro” fondato da Daniele Mattera, il quale in collaborazione con l’esperto di laboratori teatrali Sebastiano Cappiello presenta lo spettacolo dal titolo Colloquio con Dürrenmatt. Studio sui radiodrammi di Friedrich Dürrenmatt. Uno dei molteplici eventi figli dell’ormai continuativo sodalizio sorrentino tra  l’Associazione culturale “Centro Studi sul Teatro Napoletano, Meridionale ed Europeo”, fondata da Antonia Lezza, e l’Associazione “Palma Cappuro”, presieduta da Gius Gargiulo, che introduce  questa performance di: «Teatro d’appartamento con due attori che tentano un tipo di teatro molto originale, ed allo stesso tempo molto impegnativo per le doti dell’attore, che intendono trasformare uno spettacolo radiofonico in un’operazione teatralmente avvincente». Dunque: «un’operazione teatrale ed una proposta culturale nuova» – ribadisce Antonia Lezza – «che appartiene a quelle forme di teatro di ricerca che anche grazie all’impegno degli addetti ai lavori, merita di essere divulgato e conosciuto». I due testi dello scrittore e drammaturgo svizzero Friedrich Dürrenmatt, riportano alla cronaca il tema immortale della giustizia, del potere, e della verità. I radiodrammi di Dürrenmatt appartengono al teatro in modo anomalo in quanto mancano dell’elemento sensibile della visibilità. Il pubblico non vede i personaggi, non ne carpisce i tratti fisici, non osserva la scena con i suoi elementi costitutivi e con i suoi giochi di luce. Lo sguardo è altrove, impegnato nell’atto di ricostruire nell’immaginario un’azione drammaturgica che non è mostrata palesemente. Sicchéun teatro di voci in radiodiffusione, interdetto alla vista, ideologicamente complesso; gli interpreti dialogano in sequenze concatenate l’una all’altra in un gioco di suspense emotiva e di investigazione psicologica, sempre più serratamente proiettata verso l’irrevocabile sentenza. Mattera e Cappiello stasera dirottano le voci radiofoniche fuori dall’onda, in un confronto diretto con lo spettatore. Introducono la sfumatura di colore dei pochi elementi scenici essenziali, un tavolino, due sedie, un libro, una bottiglia di grappa, due microfoni vintage attraverso cui amplificheranno suoni onomatopeici di sottofondo, e i loro corpi, due sagome vestite di nero che si incontrano nel buio di una stanza illuminata dal chiarore del cielo. Nel Colloquio notturno con un uomo disprezzatoil boia imperturbabile Mattera e l’innocente quasi incredulo Cappiello dialogano intorno al demone del potere tiranno che uccide i corpi degli uomini innocenti, invero senza mai poterne soffocare lo spirito o cancellarne la traccia intellettuale e morale. In una Sera d’autunno invece può accadereche un audace  “detective di letteratura” curvo nel suo paltò, avido quanto basta, possa scoprire che a muovere l’ordito letterario criminale dello scrittore da lui più amato, non sia il genio, ma gli istinti violenti e perversi di una società e di una cultura profondamente immorale e corrotta; alla fine trovandosi ad essere vittima sacrificata del suo stesso peccato di ingordigia. I due attori adattano il loro differente tessuto timbrico vocale, il graffio rauco di Cappiello e la chiarezza fluente di Mattera, alternandosi, nella lettura dei testi, rispettivamente nei ruoli della vittima e dell’omicida; anche la lentezza ombritica dei movimenti rende la comunicazione con lo spettatore immediata ed efficace. Esiste dunque un teatro, il teatro morale in senso universale, dove l’unico protagonista, senza alcun gioco retorico, è il messaggio che problematizza il reale, scardina i luoghi comuni e obbliga alla riflessione, in una parola educa e alimenta in sé quella che Leo De Berardinis definì essere: «una grande forza civile».
 
Paola Guida