GRAND’ESTATE – di Ester Gugliotta
Ph Cesare Accetta
Ester Gugliotta, vincitrice della IV Edizione del Premio Paola D’Ambrosio,
ci parla dello spettacolo visto a Napoli presso la Sala Assoli:
“GRAND’ESTATE Un delirio fantastorico, 1937/1990 ed oltre”
Sala Assoli, Napoli
GRAND’ESTATE Un delirio fantastorico, 1937/1990 ed oltre
Lo scorso 24 novembre, alla Sala Assoli, splendida location nel cuore dei quartieri spagnoli di Napoli, è andato in scena Grand’Estate (un delirio fantastorico, 1937 / 1960…ed oltre), spettacolo nato dal testo e dalla regia del genio di Enzo Moscato, interprete della pièce insieme a Massimo Andrei, incredibile e camaleontica spalla del maestro, e con Salvatore Chiantone, Gino Grossi, Amelia Longobardi, Francesco Moscato, Luca Trezza e Teresa di Monaco.
Temporalmente, l’intero spettacolo viene concepito come un affollato ritratto della società (con Napoli al centro) a partire dagli anni del Fascismo (nel biennio tra il 1936 e il 1937) fino al periodo del boom economico degli anni ’60 che vide la chiusura delle “case chiuse” a seguito della Legge Merlin, decreto che creò una spaccatura trasversale nell’opinione pubblica italiana dell’epoca. Il testo di Moscato, dunque, articolandosi su uno spazio temporale abbastanza vasto, tenta di raccontare i cambiamenti del fenomeno della prostituzione specie nel microcosmo napoletano, scansionando la storia in capitoli e restituendo gradualmente allo spettatore le storie tragicomiche delle sue protagoniste, “segnorine” di altri tempi quali Poppina, Sciuscietta, Lattarella e tante altre ancora, che hanno fatto di questo antico mestiere un vero e proprio punto di forza.
Le loro gesta, talvolta sconclusionate, spesso inaspettate e poetiche, sono rese eccezionalmente dagli interpreti Moscato e Andrei che, aiutati solo da piccoli oggetti di scena e da un sapiente uso della musica, sono riusciti a tenere alta l’attenzione per tutta la durata dello spettacolo con il loro prorompente talento nell’uso della mimica facciale, nell’utilizzo della voce su più livelli (dal registro grave a quello letteralmente cantato), nel rispetto della lingua (un dialetto che mai perde di significato) e di tutti quei silenzi essenziali nella costruzione della scena umoristica.
A tal proposito occorre soffermarsi su Massimo Andrei che, in più di un momento è apparso sulla scena con quella maestria che solo il teatro può far emergere: in teatro non esistono seconde occasioni e l’hic et nunc della performance acquista valore nel momento stesso del suo divenire.
Vocalmente poi, è molto interessante il lavoro del “coro” che richiama alla mente l’importanza che questo elemento aveva, indipendentemente dal genere rappresentato, nel teatro greco e che, pur rimanendo sempre sullo sfondo della storia vera e propria, s’inserisce a più riprese negli eventi come personaggio collettivo fatto di voci reiterate e piene di volume, pronto a riempire spazi e varcare confini e, allo stesso tempo, destabilizzare espressioni, frasi, azioni, sensi. Nonostante il frazionamento temporale dell’intera narrazione sia esplicito, non tutto ciò che accade sulla scena è completamente comprensibile a chi osserva ed è forse questa la natura più vera di questa tipologia di teatro, la sua anima più affascinante e quella, ahimè, più difficile da tramutare in parole.
Solo l’esperienza può dare il peso di quanto descritto e chiarire la percezione, individuale e non, che la suite corale di voci ideata da Enzo Moscato può suscitare: stupore, ilarità, commozione, disincanto, malinconia.
“Il teatro è questo buio perché non è il senso, è l’abbandono dello spettatore”, prendendo in prestito una citazione di Carmelo Bene e ricontestualizzandone il pensiero, spiega bene il senso di coinvolgimento nel quale la platea di Grand’estate è stata catapultata. Un coinvolgimento in cui la linea sottile del senso può cambiare senza alterare la forte connessione instaurata tra colui che agisce, l’attore, e colui che fa esperienza della creazione artistica, stimolandone l’immaginazione e attuando una metamorfosi dei sentimenti umani che, smossi da una condizione individuale, possono ora volgersi verso orizzonti condivisi.
Ester Gugliotta
GRAND’ESTATE Un delirio fantastorico, 1937/1990 ed oltre
Sala Assoli
Napoli
dal 15 al 18 e dal 22 al 25 novembre
testo e regia di Enzo Moscato
con Massimo Andrei – Enzo Moscato
e con Salvatore Chiantone, Teresa Di Monaco, Gino Grossi, Amelia Longobardi, Francesco Moscato, Luca Trezza
produzione Casa del Contemporaneo