Relazione finale “Premio Paola D’Ambrosio” – di Ester Gugliotta
RELAZIONE FINALE “PREMIO PAOLA D’AMBROSIO”
Nella lettera motivazionale inviata all’inizio di questa avventura ho espresso il desiderio di conoscere Napoli da un altro punto di vista. La bellezza della città e il calore della sua gente erano per me punti fermi che avevo la necessità di integrare con un aspetto ancora solo immaginato e idealizzato attraverso numerosi film e che, nell’arco di pochi mesi, ho avuto il piacere di toccare con mano. “Questa incredibile attitudine all’arte e alla meraviglia”, che così tanto ha fatto sognare l’immaginario collettivo e il mio, è emersa con prepotenza sul palco attraverso la geniale interpretazione di attori ricchi di esperienza e, per questo, sempre originali; attraverso l’amore verso il teatro che tutti, indistintamente dal ruolo attribuito, hanno condiviso con il pubblico; attraverso i testi finalizzati, per certi versi, alla risata e, contemporaneamente, alla riflessione senza cadere mai in quella futile volgarità oggi troppo spesso confusa con la vera comicità.
Non saprei dire quale spettacolo tra i due scelti anche grazie ai preziosi suggerimenti del Presidente dell’Associazione, Antonia Lezza, mi sia rimasto più nel cuore. Di “Grand’Estate (un delirio fantastorico, 1937 / 1960….ed oltre)” ho sicuramente apprezzato l’originalità del testo, la forza del linguaggio e l’interpretazione degli attori. Certamente l’eccezionale duo Moscato – Andrei e i personaggi dalle mille sfumature hanno sorpreso il pubblico fino alla fine del racconto in un forte crescendo. L’esperienza di Enzo Moscato, qui regista e interprete principale, si è ben mescolata alla bravura della sua “spalla”, Massimo Andrei, che ha saputo reggere il confronto con il maestro riuscendo, in più di un’occasione, anche a governare la scena. Di “Giacomino e Mammà” ho amato senz’altro la costruzione dei dialoghi scritti dal regista/attore Enrico Ianniello e, di conseguenza, la trasposizione in dialetto napoletano che ha fatto del testo catalano di partenza “Conversaciones con mamà” di Santiago Carlos Oves e Jordi Galceran. Ho ammirato la sapiente costruzione dello spazio e l’uso anche simbolico che gli è stato attribuito attraverso le azioni, le conversazioni, gli spostamenti sulla scena. Ho adorato lei, Isa Danieli, la signora del teatro napoletano, e mi sono inchinata davanti alla sua capacità straordinaria di dare profondità a un personaggio tragicomico, all’innata predisposizione a concentrare l’attenzione su di sé, all’importanza e alla forza trasmessa attraverso il movimento scenico, insomma, alla grandezza di un’interpretazione indimenticabile, ineguagliabile. L’opportunità di vivere tutto questo, di assaporarne l’atmosfera, è stata una molla che mi ha fatto riflettere molto sull’importanza che l’arte ha nella mia vita. Sembra quasi una frase fatta, eppure ci sono stati momenti in cui ho avuto paura ad ammetterne la portata, il valore. Mai come a Napoli mi è sembrato di ritrovarmi, di percepire quell’amore che va tenuto costantemente acceso per chi vuole fare dell’arte la propria vita, il proprio lavoro, il proprio centro di gravità. Ciò che Napoli, attraverso i suoi interpreti, le sue strade, i suoi teatri, ha saputo regalarmi è la tenacia, la passione, l’impegno che l’arte richiede ogni giorno. E il sudore, la caparbietà, la volontà, il sentimento di cui l’arte ha bisogno per crescere e arrivare a toccare i cuori. Non c’è arte senza contatto con l’altro, è questa la magia di cui il teatro napoletano si fa portavoce.
Ester Gugliotta
Vincitrice IV EDIZIONE Bando Premio “Paola D’Ambrosio” 2018