“Viviani 1950-2020”
di Antonia LEZZA
Oggi ricorre il settantesimo anniversario della morte di Raffaele Viviani e mi piace ricordarne l’importanza e il ruolo nella cultura teatrale del Novecento e credo, francamente, di doverlo fare per aver dedicato a Viviani molti dei miei studi e dei miei progetti scientifici.
Viviani è un grande, un drammaturgo originale, un poeta vivace, un attore straordinario. Ma questo probabilmente è abbastanza noto a chi lo conosce, a chi lo ha studiato, a chi lo ha messo in scena, ma non è noto a tanti, anche campani, che lo conoscono in definitiva poco, molto poco. Lo abbiamo costatato in questi anni nell’ambito del progetto “Cantieri Viviani”, un progetto triennale nato per contribuire alla conoscenza e alla diffusione della sua opera e della sua personalità. Il progetto, nato nel 2017 dall’impegno di Giulio Baffi (che ne è il responsabile), di Pasquale Scialò e mio, realizzato con il contributo della Regione Campania e della Fondazione Campania dei Festival, si è sviluppato attraverso momenti e aspetti molteplici sia formativi (Lezioni, seminari, dibattiti) che spettacolari (concerti e performances). Il segmento relativo alla musica è stato ideato e coordinato con competenza e professionalità da Pasquale Scialò. Nell’ambito dei “Cantieri” si è realizzato il progetto di digitalizzazione del teatro di Viviani che ha avuto inizio nel corso del 2018 ed è stato con successo portato a termine nel mese di maggio del 2019. Attraverso la digitalizzazione, l’opera completa di Viviani raggiunge tutta la rete (cioè tutti i lettori possibili) e quindi può essere conosciuta, apprezzata, studiata dentro e fuori i confini nazionali. La collezione digitale delle opere di Viviani è pubblicata ad accesso aperto e gestita da EleA, l’archivio aperto dell’Università degli Studi di Salerno (http://elea.unisa.it/handle/10556/3272).
In effetti l’accesso libero, gratuito, a questo ampio patrimonio potrà bilanciare la limitata diffusione del teatro di Viviani che è dovuta a vari fattori, di cui ho ampiamente parlato in alcuni miei contributi scritti nell’arco di più di un trentennio e, di recente, in un’intervista pubblicata su L’Espresso Napoletano.
Vorrei, inoltre, porre l’attenzione sulla fama di Viviani, sui suoi rapporti con noti personaggi della cultura coeva, che lo stimarono e ne riconobbero l’originalità delle forme espressive da Paolo Buzzi, raffinato poeta lombardo, a Massimo Gorkj, a Salvatore Di Giacomo, che gli affidò tre tra i suoi testi più rappresentativi “Assunta Spina”, “ ’O mese mariano”, e “ ‘O voto” nel 1928; a Paolo Ricci, che curò alcune scenografie del suo teatro.
Ma certamente fu l’amicizia di Viviani con Luigi Pirandello, che gli affidò la “traduzione” in lingua napoletana di “Pensaci Giacomino”, “La Patente”, “Bellavita”, un aspetto molto importante e delicato. Perché? Sembra davvero strano che nonostante i riferimenti all’accaduto ancora questo dato non venga messo in evidenza. Pirandello apprezzò moltissimo l’operazione di Viviani. Pochi studiosi, cultori, critici, mi sembra, abbiano dato il giusto rilievo a questo particolare. Sembra strano, ma è così. Per spiegare il mistero dovremmo ancora una volta ricorrere alla fortuna di Viviani, ai rapporti tra Viviani e Eduardo, perché su Eduardo e Pirandello si è tanto scritto e autorevolmente. Allora forse più che parlare di “Viviani dimenticato”, di “Viviani genio difficile”, di “Viviani cantore del popolo”, dovremmo soffermarci su Viviani censurato prima dal Regime e poi, purtroppo, da certa cultura egemone, borghese, lobbistica che determina il successo o meno di un autore. E se ci soffermassimo su questo aspetto capiremmo che anche da questo punto di vista Viviani è stato un precursore, un autore autodidatta e colto, che ha percorso la sua strada con tenacia e volontà ferrea. Un uomo libero, un artista indipendente, un poeta appassionato, un originale scrittore.
Dal ’50 ad oggi, dopo la sua morte, in questi settanta anni, molti hanno coltivato Viviani, se ne sono occupati, sono i cosiddetti “vivianisti” nel cui gruppo inserirei a pieno titolo soprattutto tutti quegli attori che hanno interpretato i suoi testi, che lo hanno amato e fatto conoscere e apprezzare non solo in Italia. Gli attori che più degli altri hanno dimostrato e dimostrano oggi e lo faranno in futuro che Viviani è attuale e perciò vivo e desideroso di farsi riscoprire da chiunque voglia cimentarsi nel suo sconfinato universo.
Voglio, inoltre, ricordare alcune iniziative, non recenti, che si sono mosse nell’ambito della riscoperta di Viviani in una chiave nuova e duratura, ma che non hanno avuto la corretta divulgazione che avrebbero meritato. Sul piano testuale per esempio, le traduzioni di alcune opere come “Toledo di notte” in inglese (Toledo by night, Prose and Verse Translated by Martha King, in 20th Century Italian Drama: An Anthology the first fifty years, edited by Jane House and Antonio Attisani, New York, Columbia University Press, 1995, pp. 62-176) e “Scalo Marittimo” e “La musica dei ciechi” in francese (Quai d’Embarquement. La musique des aveugles, préface Franca Angelini, textes français et notes Valeria Tasca, postface Antonia Lezza, Paris, Dramaturgie, 1996). Sul piano performativo uno spettacolo raffinato, originale e significativo Soirée Viviani (a cura di Lezza-Scialò) con Lello Giulivo, Valeria Sabato e Tonino Taiuti. Ma i riferimenti sono tanti…..