Lettera di ringraziamento di un linguista a Totò e Peppino per la loro lettera alla « Malafemmina »

di Gius GARGIULO
Cari Totò e Peppino, fratelli Caponi, che siete voi, vengo io con questa mia addirvi che, scusate se sono poche le mie parole con carta, calamari e penna che la vostra lettera merita un’altra lettera di ringraziamento e di approfondimento proprio da noi che studiamo e insegniamo la lingua italiana per mestiere.
Avete dimostrato che c’era un’altra lingua nella lingua italiana e non ce ne eravamo accorti. Tutti sappiamo che la lingua italiana ha un padre, ma dov’è la madre ? Dov’è il mondo affettivo, irrazionale « a piezze ‘e core grammaticale » che spernacchia le regole? Voi avete rianimato la madre della lingua madre. Voi non contestate la grammatica della lingua, sarebbe fatica inutile, siete i dissidenti della grammatica, la smontate da dentro con naturale facilità. Certo la lettera è figlia tua Totò, ti somiglia con la diffidenza Totò-logica ma c’è anche l’inciampo peppinesco ugualmente creativo nell’uso della penna per (in)seguire e interpretare il tuo dettato. Siete diventati i vendicatori senza maschera di generazioni di studenti falciati dalla matita rossa e blu dei professori di italiano. Sdoganate gli errori che, come in matematica, aiutano a mettere in luce le difficoltà del problema da risolvere. Avete dimostrato che per essere un’autorità vanno svuotate le norme ma avete avuto la saggezza materna di non sostituirle con altre regole paterne, ma le avete lasciate lì, tramortite con la vostra lettera, a riflettere su cosa significhi essere una norma, una regola ferrea arrugginita dalle eccezioni. Voi siete l’eccezione permanente, il buco nero della lingua parallela a quella rigida ufficiale di chi ha studiato e vinto sui vinti. Il metaverso che si riversa nel linguaggio. Avete liberato i sostantivi da soggetto e oggetto assoggettati al verbo. Considerate il verbo un nome che ha fatto un po’ di carriera. La vostra grammatica è quantica perché i nomi come gli elettroni ruotano in tutte le direzioni intorno al nucleo del verbo senza fissarsi e senza fermarsi in una sola posizione. Avete dimostrato che viene prima la pratica e poi la grammatica e avete annientato la sintassi perché le avete tolto quella rigida caratteristica militare di origine greca per farla diventare il campo fiorito di una festa grammaticale in ordine sparso. Vi siete messi tra la parola e la cosa, anzi avete dimostrato quanto la parola non riesca ad avvolgere completamente la cosa, a definirla, per lasciarla spesso seminuda, sguarnita nella zona d’ombra del « come dire », del « quasi quasi ». Istintivamente sapete che la comunicazione verbale può essere imprecisa e le parole ambigue. Insomma siete stati più abili di Pasolini. Avete dimostrato diffidenza semiologica al posto della ingenuità semiologica del poeta e scrittore bolognese-friulano che credeva che la parola fosse lo specchio della cosa, come le immagini del film verso la realtà esterna di riferimento. Il vostro cinema, più che essere cinema di poesia della comicità, è comicità poetica della parola. Voglio dire che siete gli amici geniali del grado zero della parola da dentro e da fuori del contesto. Siete più teatrali di Beckett che non deve aspettare più Godot e di Ionesco nella Lezione, perché salvate la studentessa stupida dall’omicidio virtuale del professore irascibile.
La paronomasia è la vostra bomba a mano, la forza che esplode nella statica e astratta certezza che la lingua funzioni sempre. « Prendere una laura », « Apri una parente » al posto di « aprire una parentesi » apre invece una profonda voragine di senso e di significati. Siete le guardie del corpo del qui pro quo, il rimedio Bio del « parlascritto » per le ansie psicolinguistiche che hanno occupato la vita di tanti ricercatori, da Freud a Chomsky e a Umberto Eco ma anche quella dei comuni parlanti paralizzati da un dubbio improvviso di fronte all’uso di un congiuntivo al posto di un condizionale della lingua padre.
Siete i precursori del movimento femminista prima del femminismo fino a Me Too. Fate quello che andava fatto subito come primo passo dell’emancipazione femminile a partire dalla concordanza di genere dei verbi all’attivo e non solo al passivo. Avete messo in parità maschile e femminile con la celebre «che avreta…è già, è femmina, è femminile, che avreta», perché accordato al «femminile» della Malafemmina, invece del «che avrete» e a questo non ci aveva pensato nessuno prima di voi. Tra qualche anno l’espressione potrebbe entrare nella pratica del linguaggio comune e non si stupirà più nessuno.
Certo, da linguista del saper scrivere, dovrei dirvi che la vostra lettera mostra tutte le difficoltà di due adulti non abituati non solo a scrivere ma a formulare un pensiero scritto come pratica base di comunicazione. E noi linguisti come tanti altri studiosi “colti”, abbiamo per anni sottovalutato i fenomeni linguistici dell’italiano popolare e le sue interferenze con il dialetto. Ci avete ricordato che il pensiero vien parlando ma si chiarifica scrivendo. Le vostre avventure con la lingua italiana sono anche le nostre, ci avete messi di fronte a quello che non capivamo e obbligati a ripensare, ridendo, una fonte inesauribile di nuova complessità perché le grammatiche possono sempre rifarsi ai principi della grammatica universale impressa nella mente di ognuno di noi. Basta inoltre un cambiamento in un linguaggio a causare un’instabilità che può portare una cascata di altri cambiamenti altrove, come un gioco del domino qualsiasi parte del linguaggio può cambiare. Siete un prodotto della creatività combinatoria discreta dell’istinto linguistico che rovina in parte l’analogia tra il cambiamento linguistico da un lato e l’evoluzione biologica e culturale dall’altro. Le vostre innovazioni linguistiche, come molte altre, non sono frutto di mutazioni casuali bensì somigliano alle barzellette e alle leggende che vengono migliorate e abbellite a ogni nuovo racconto.
Grazie cari colleghi linguisti spontanei Totò e Peppino.
Grammaticalmente e sgrammaticalmente vostro.
Gius Gargiulo
Lettera scritta e declamata in occasione della tavola rotonda sulla Lettera e l’esperimento: Totò, Peppino e… la Malafemmina, presso J.- Libreria Punto Einaudi e Spazio aperto, a Mergellina, Napoli, il 9 giugno 2022.