IL VIAGGIO DI VICTOR

foto di scena Federico Pitto

a cura di Emanuela FERRAUTO

Nicolas Bedos è un autore e regista francese che non ha ancora raggiunto i 50 anni; famoso per numerose regie televisive e cinematografiche, arriva in scena in Italia portando un testo catturato dal regista Davide Livermore, attraverso un connubio che funziona e che, inevitabilmente, è fortemente cinematografico. Ancora una volta parliamo di drammaturgia contemporanea, in questo caso europea, che, in alcuni aspetti e approfondimenti, si avvicina a quella italiana per tematiche e narrazioni. Parliamo di una produzione che vede un fortunato connubio tra il Teatro Nazionale di Genova e il Teatro di Napoli Teatro Nazionale e che raccoglie numerosi e prolungati applausi sul palcoscenico del Teatro Mercadante di Napoli per lo spettacolo Il viaggio di Victor, in scena dal 19 al 23 febbraio. 

Se in Italia il testo teatrale sembra orientarsi ormai da tempo verso soluzioni fortemente narrative, anche il testo di Bedos si sofferma su lunghi momenti narrativi in cui la storia si riavvolge ricostruendo il passato. Il racconto, in effetti, è costruito a ritroso e presenta una natura ibrida che alterna lunghi scambi di battute con monologhi di natura letteraria. I personaggi, Victor e Marion, rappresentano una coppia di divorziati che si riscopre unita da un sottile filo cucito attraverso il dolore. La regia di Livermore rappresenta un’ulteriore firma fortemente caratterizzante e ricorda, in alcuni momenti, le scelte di Grounded, spettacolo firmato dallo stesso regista nel 2013, in scena a Napoli nel 2022 (recensione di Emanuela Ferrauto su www.dramma.it), la cui attrice Linda Gennari ritorna in scena anche all’interno de Il viaggio di Victor. Un’altra donna caratterizza sia il testo di Grounded,firmato da George Brant, che quello de Il viaggio di Victor, firmato da Nicolas Bedos, cioè Monica Capuani, colei che ha curato la versione italiana in entrambe le produzioni. 

Lo spettacolo rappresenta un viaggio che apparentemente sembra percorrere una strada univoca, ma nel corso del racconto assume sfaccettature e deviazioni importanti, metaforiche e reali, intraprendendo viaggi intimi, di coppia, genitoriali, psicologici, fisici. Il corto circuito, che è una costante della poetica del drammaturgo siciliano Rosario Palazzolo, è il motore anche di questa storia e, nel corso della narrazione, il “big bang” iniziale sembra ripresentarsi attraverso piccole e simboliche “scosse elettriche” che rappresentano il motore ravvivante dell’intero spettacolo e le fratture della vita di Victor e di Marion. L’apparato registico, scenico e musicale è imponente e rappresenta una struttura solida e, in alcuni momenti, anche predominante sul testo. Questo permette di sopperire ai cali di tensione narrativa che, a volte, la drammaturgia subisce, subito però colmati da impatti visivi e sonori che stimolano costantemente il pubblico. Pertanto è necessario rivolgere doverosi complimenti non solo al regista, ma anche a Lorenzo Russo Rainaldi per le scene, a D-Wok come video maker, a Edoardo Ambrosio per il disegno sonoro e a Aldo Mantovani per le luci. La combinazione di queste esperienze tecniche e tecnologiche riporta sulla scena un approccio alla drammaturgia che guarda avanti, attraverso una contaminazione che però non perde di vista l’importanza della scrittura per la scena. Questo prodotto, infatti, è costruito solidamente sulla parola che accompagna costantemente l’ottima performance di Linda Gennari e di Antonio Zavatteri; i due attori, infatti, attraggono l’attenzione e l’animo di tutti gli spettatori, sostenendo senza sbavature un testo complesso, a tratti volutamente arido, psicologicamente duro. La tensione dei corpi dei due attori sostiene momenti di veloce botta e risposta, lunghe tirate, sussurri e silenzi, commozione. Tutta la struttura drammaturgica convive con un palcoscenico corredato di specchi su cui si proiettano le animazioni create attraverso un videowall posto sul palcoscenico. Gli schermi creano delle vere e proprio tessere di mosaico che producono movimento, colori ed effetti ottici. Ciò che è creato sul piano, ossia i pannelli video posizionati come pavimento del palcoscenico, assume movimento e profondità quando le immagini sono proiettate sullo specchio posizionato in profondità, a metà del palcoscenico, con una certa angolazione rispetto al piano. Le quinte, dunque, e la scenografia non esistono, sostituite da proiezioni virtuali che danno movimento, che alternano chiaroscuri, che indagano le menti di questi due personaggi. Li immaginiamo, infatti, in lunghi silenzi, l’uno di fronte all’altra, ma riusciamo a sentire la valanga di parole che sgorgano dalle menti e dalla bocca di entrambi: la donna cerca di scoprire la verità, l’uomo cerca di ricostruire dopo aver perso la memoria. Non vogliamo svelare il colpo di scena conclusivo, drammaturgicamente televisivo o cinematografico, nelle corde appunto dell’autore, ma possiamo accennare ad una tematica fondamentale, che ci accompagna ormai da anni: la famiglia disgregata. La memoria può tornare, ma i genitori a volte preferiscono non guardare, non ricordare; le coppie preferiscono allontanarsi per non approfondire il dolore provato dai figli, che preferiscono sparire. Il viaggio di Victor è comune, non è immaginario, è realmente riconoscibile, ma potremmo definirlo un viaggio che intende scoprire le sfumature e le cause di un dolore da cui tutti i personaggi, anche un terzo che vedremo solo in video e immagineremo, interpretato da Diego Cerami, fuggono per sopravvivere. Il dolore, fisico e psicologico, scaturito da un terribile incidente che colpisce Victor, sembra, dunque, il corto circuito da cui tutto è generato, attraverso un circolo vizioso che ha bisogno della perdita di memoria per ricordare, per provare ancora dolore e per ricostruire dalle macerie. Uno spettacolo contemporaneo e che attinge al contemporaneo, sia esso caratterizzato da aspetti positivi che negativi, un prodotto che ha convinto il pubblico e anche gli spettatori meno giovani, presenti in percentuale maggiore durante la replica.

IL VIAGGIO DI VICTOR

TEATRO MERCADANTE NAPOLI

19-23 FEBBRAIO 2025

IL VIAGGIO DI VICTOR
di 
Nicolas Bedos
versione italiana 
Monica Capuani
regia 
Davide Livermore
con 
Linda Gennari, Antonio Zavatteri
e con 
Diego Cerami in video
abiti 
Giorgio Armani
scene 
Davide Livermore, Lorenzo Russo Rainaldi
video maker 
D-Wok
disegno sonoro 
Edoardo Ambrosio
luci 
Aldo Mantovani
foto di scena 
Federico Pitto

produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova