Toni Servillo tra i 25 migliori attori del secolo

Articolo pubblicato sul New York Times il 25 novembre 2020

Toni Servillo è probabilmente meglio conosciuto dal pubblico americano per “La grande bellezza” (2013) di Paolo Sorrentino, film vincitore di un Oscar, sui modi decadenti della moderna élite culturale romana. Quel film è quello che Pauline Kael chiamava una festa “vestita come l’anima malata dell’Europa”, con Servillo, nel ruolo di uno scrittore di scarso successo, ma con una grande reputazione da maestro dei festini. Con il suo bel viso rugoso ed abbigliamento impeccabile, Servillo ricorda una versione più consolidata della “farfalla sociale” interpretata da Marcello Mastroianni in “La Dolce Vita” – un partecipante-osservatore distaccato e vagamente depresso in un vorticoso spettacolo di edonismo.

Tirando le somme della collaborazione di Servillo con Sorrentino, si trova qualcosa di più intrigante e sostanziale della “bellezza”. I due hanno lavorato insieme a cinque lungometraggi, tra cui il debutto alla regia di Sorrentino, ” L’ Uomo In Più'”, e hanno sviluppato una simbiosi che ricorda alcune delle grandi collaborazioni attore-regista del passato: Martin Scorsese e Robert De Niro; Vittorio De Sica e Sophia Loren; John Ford e John Wayne.

Tali analogie sono insufficienti. Servillo è stato l’avatar centrale di Sorrentino nello scavare nella corruzione e nell’ipocrisia – ma anche dell’improbabile gloria e dell’assurda resilienza – dell’Italia moderna. In particolare, ha incarnato due dei leader politici più potenti e polarizzanti della vita reale nella storia recente del paese: Giulio Andreotti (nel cupo e satirico “Il Divo”, 2009) e Silvio Berlusconi (nell’epico e stranamente tenero ” Loro”, 2019).

Apprezzare la portata di questo risultato richiede un altro giro di analogie. Si immagini se lo stesso attore fosse stato scelto per Richard Nixon o per Barack Obama, o per Winston Churchill o per Margaret Thatcher. Andreotti, sette volte primo ministro e primo promotore della Democrazia Cristiana di lunga data, era un noto operatore dietro le quinte, scaltro e quasi provocatorio e poco carismatico. Berlusconi, anche lui un primo ministro seriale, era tutto spavaldo e fascinoso, disgustosamente squallido per alcuni italiani e infinitamente magnetico per altri.

Né “Il Divo” né “Loro” sono un film biografico convenzionale, Sorrentino non è realista. Questi film si divertono nel teatro del potere, e Servillo, con un trucco grottescamente artificiale, a volte assomiglia a un burattino, a volte ad un cartone animato politico. Sottolinea l’astuzia rettiliana e la vanità segreta di Andreotti e la disinvoltura e l’autocommiserazione di Berlusconi. Anche se non si è esperti nella leggendaria tradizione della politica italiana, si può sentire la selvaggia energia comica di queste esibizioni e il fuoco morale dietro di esse. Queste sono persone reali! Omicidi, furti, doppie croci, orge – sono successe davvero!

Servillo rende vivida la stravagante umanità – e il profondo mistero – degli uomini che vivono per piegare il mondo alla loro volontà.

Ma quello che sta facendo Servillo è più di una semplice satira di sketch comici. Come un attore shakespeariano che si addentra nella maestosità e mostruosità di re antichi o immaginari, rende vivida la stravagante umanità – e il profondo mistero – degli uomini che vivono per piegare il mondo alla loro volontà. Egli cattura anche la loro solitudine.